la Città nuova inizia

Questo Convegno vuole provare a ricucire lo strappo avvenuto da tempo immemorabile tra Messina e il suo porto. Vuole provare a identificare le discrasie e le contraddizioni, ma soprattutto vuole dare speranza di bellezza e di resurrezione alla nostra città ricominciando dall’ origine, dal luogo dove narrazione fantastica e concretezza si sono intrecciate, dove mitici racconti di sovrumane castrazioni sono diventati terra dalle multiformi vocazioni, luogo di religiosità o di difesa militare, di scambi commerciali e di industrie marinare. Convinti come siamo che la riqualificazione di un luogo, significhi riconoscimento delle caratteristiche tipiche di un territorio e non omologazione a modelli esterni ed estranei allo spirito del luogo.

Organizzato dalla sezione di Messina di Italia Nostra

I relatori:
Nicola Aricò - “Il parco urbano di Marcantonio Colonna nel braccio di S. Raineri”
Elena La Spada - “Snudare agli occhi la bellissima veduta del mare”: progetti e idee per il futuro della falce.
Guido Signorino - “L’ area falcata per rigenerare Messina”
Luciano Marabello - “Falce e città”: la forma come strategia di progetto.

 

Viaggio nella zona falcata
Per ritrovare la memoria perduta

di ELISABETTA RAFFA
riprese e montaggio: Daniele Brigandì

Respirare poesia nella zona falcata, come impropriamente è definita l’ area che segna i limiti del nostro porto e ne definisce la sua forma di falce, respirare poesia qui, è un’ impresa quasi impossibile, quasi impossibile è semplicemente respirare. Chi di noi vi si è avventurato sa quanto disfacimento convive con nobili architetture , quanta bruttura soffoca le bellezze rimaste, quanto dolorosamente ci si renda conto non solo e non soltanto di un abbandono istituzionale, ma soprattutto di una perdita del senso, di un oblio di ciò che per noi messinesi questo luogo ha rappresentato. E, averla definita “zona falcata”, inconsciamente ha ratificato questa distanza tra noi e le nostre origini, tra il cuore della città e il suo porto; “zona” è parola che allontana, che rende generico e impersonale un luogo perché sta ad indicare un punto non identificato della terra o del cielo: zona polare, zona equatoriale, zona climatica …
Denominarla “Quartiere S. Raineri”, sarebbe più appropriato? Certamente “Quartiere” identifica immediatamente l’ appartenenza ad una città.

Ma, quanti di noi conoscono, si sono addentrati in questo nostro quartiere?
Quasi sempre l’ abbiamo guardato da dirimpettai, dalla parte della “terra ferma”, del centro urbano; l’ abbiamo guardato dalla passeggiata a mare, dalla balconata di Cristo Re, e ancora dai Forti umbertini e da Dinnammare incastonandolo come un gioiello in una panoramica che man mano si allargava a tutto lo Stretto fino a Capo Peloro e alla costa calabra da S. Eufemia a Capo d’ Armi. Insomma l’ abbiamo guardato come un bell’ oggetto, come se la natura ce lo avesse offerto alla vista, ma non alla fruizione.

La più gran parte di noi o non ha oltrepassato la zona dell’ imbarco delle navi traghetto, o si è spinto oltre solo per raggiungere direttamente e velocemente i siti storici sopravvissuti, temporaneamente concessi per eventi culturali e che per il breve spazio di un mattino (o di un pomeriggio) ridavano vita al possente Forte S. Salvatore, o al bellissimo Istituto Talassografico o alla magnifica Lanterna del Montorsoli.
E ci siamo persi anche l’ incanto della spiaggia che si estende dall’ altro lato, lungo il versante aperto al mare dello Stretto dove tuttora si agita il terribile gorgo che i greci chiamavano Cariddi ma che per noi è divenuto un nome senza luogo. ”Cariddi”, per noi indica un punto non precisabile che va dalla fiera a Capo Peloro.

La falce e la città non si sono appartenute; un raccordo maldestro e dall’aria provvisoria (il Cavalcavia) ha occultato il Bastione Don Blasco alterando la morfologia del territorio e improvvide destinazioni d’ uso e pianificazioni affrettate hanno fatto il resto.

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